Annullo postale

L’annullo postale è una traccia indelebile apposta su un francobollo o cartolina postale preaffrancata per impedirne il riutilizzo, ed eventualmente per datare l’operazione di accettazione della missiva o pacco. Generalmente l’annullo postale viene effettuato con un timbro inchiostrato che lascia un’impronta indelebile e penetrante nello spessore della carta.

L’annullo postale è diffuso con una grande varietà di disegni, forme, dimensioni e colori, ma generalmente include la data e il luogo dell’ufficio postale in cui è avvenuta la spedizione e può includere anche linee o barre destinate a coprire il francobollo stesso.

Le parole bollo e timbro sono spesso utilizzate anche come sinonimo di “annullo postale” pur avendo significati diversi, mentre il timbro sprovvisto di dati e utilizzato unicamente annullare il francobollo viene chiamato anche obliteratore o bollo annullatore.

Alcuni francobolli sono emessi già preannullati, con un annullo stampato o timbrato, e non è necessario aggiungere un ulteriore annullo per la convalida. Gli annulli possono far diminuire il valore dei francobolli per i collezionisti, ma a volte anche aumentarlo: gli appassionati di marcofilia infatti studiano la storia postale attraverso la collezione dei diversi annulli postali.

Tracce di segni contenenti informazioni relative alle spedizioni erano già in uso presso i Sumeri che tramite strisce di argilla incisa sigillavano i recipienti adibiti al trasporto. Queste incisioni informavano sul peso e sul contenuto della merce per facilitare eventuali controlli. Per arrivare ad un precursore dei moderni timbri postali occorre però attendere fino al 1400 d.C. quando comparvero i bolli a secco che venivano apposti sulle lettere viaggianti nella Repubblica di Venezia. Tali bolli riproducevano quasi sempre il leone di San Marco ed attestavano il passaggio della posta all’interno del territorio della “serenissima”.

Il primo vero timbro postale fu introdotto in Gran Bretagna nel 1661 dal direttore delle Poste Sir Henry Bishop con l’intento di controllare i ritardi sul recapito della corrispondenza. Tali timbri erano fabbricati in legno ed indicavano il giorno ed il mese sottolineando in questo modo la partenza della corrispondenza.

Dal 1695 al 1796 l’Armata francese stanziata in Italia per quasi un secolo fece largo uso di timbrature che, se pure di fogge differenti, furono quasi sempre caratterizzate dalla dicitura “Armée DItalie”. Questi timbri, se pure stilisticamente più apprezzabili, erano però del tutto simili ai timbri di Bishop. Unica innovazione consisteva nella lenta introduzione dei caratteri mobili per comporre la data che venivano incastrati sul corpo timbrante dopo essere stati inseriti.

Risale al 10 giugno del 1712 il più antico timbro postale del continente americano: è posto su una lettera da Filadelfia a Liverpool transitata per New York dove venne contrassegnata con il timbro della città. Giunta a Londra fu ancora marcata con un timbro Bishop .

Con l’introduzione dei francobolli nel 1840 i timbri vennero usati come “annulli” degli stessi ad impedire che potessero essere nuovamente adoperati (da qui l’abitudine di chiamare “annulli” i timbri apposti sui francobolli). I primi annulli furono ovviamente usati sul “Penny Black” in quanto primo francobollo emesso al mondo ed avevano una forma a “croce di Malta“. Il primo inchiostro usato a questo scopo fu di colore rosso ma nel 1843 venne usato anche il magenta, il blu, il verde ed il giallo oltre all’ormai consolidato nero. Presto si dovette risolvere il problema di impedire qualsiasi possibilità di riuso del francobollo e nacquero, sempre in Inghilterra, i timbri detti “killer” in quanto “uccidevano” la carta valore. Tali timbri erano fatti in modo da apporre un disegno di punti o di linee ed un numero centrale in modo tale che imprimendo l’inchiostro si scalfiva la carta bucandola. L’uso dei “killer” era accoppiato all’uso di un timbro contenente la data che venne chiamato “timbro parlante”.

Nel 1865 lo svizzero Johann Jacob Güller nella sua ditta di incisioni ideò un metodo per comporre i timbri senza dover incidere le date su elementi mobili e che consisteva nell’adozione di alcuni cilindri rotanti fissati su un supporto funzionante da manico. Tali timbri, detti appunto “guller”, furono da prima adottati dalle Poste di Berna e successivamente ebbero un successo tale che fino al 1966 la ditta ne fabbricò 46.000 accontentando i committenti di tutto il mondo.

Bollo degli aeronauti addetti ai Ballons Montès del 1870

Nel 1870 il Monte Athos aprì il suo primo ufficio postale ed iniziò ad annullare la corrispondenza con bolli propri in alfabeto cirillico. Nello stesso anno, il 23 settembre nella Parigi tenuta sotto assedio inizia il trasporto della posta tramite palloni aerostatici con lo scopo di superare le linee nemiche. Il servizio, chiamato “par Ballons montès“, era regolarmente affrancato ed annullato con diversi bolli: nel centro cittadino era in uso un annullo a stella cifrata accoppiato al bollo circolare con data, nella periferia l’annullo era a losanga con cifra. Quando gli aeronauti prendevano in carico la posta apponevano il loro timbro che solitamente era un grosso doppio cerchio dentro il quale vi era la dicitura “Republique Francaise” ed al centro il nome dell’aeronauta.

Intorno al 1875 le officine Dani di Firenze, per risolvere il problema della doppia timbratura ed accorciare quindi il tempo di inoltro della corrispondenza, produssero delle obliteratrici a pedale che con un solo movimento imprimevano entrambi i bolli che vennero chiamati “a cannocchiale”. Nel 1881 il francese Eugène Daguin ideò una macchina per le bollature azionata tramite pedale che darà luogo ai bolli di “tipo Daguin”.

Nel 1936 in occasione dell’Esposizione mondiale della stampa cattolica, il Vaticano iniziò l’uso degli annulli speciali. Furono studiati due esemplari su tre righe con la dicitura “Esposizione vaticana della stampa – aprile ottobre 1936”. Il primo venne montato su un timbro datario di tipo “Conalbi” a due cerchi ed il secondo su una obliteratrice meccanica.

Annulli italiani

Alla fine del 1700 gli uffici postali del Regno di Sardegna introdussero l’uso dell’annullamento distinguendo due tipi di bolli da usare: quello per la posta ordinaria e quello per la franchigia. Il bollo per la franchigia era destinato alla posta degli uffici pubblici o di eventuali enti che avevano l’autorizzazione a non pagare il servizio postale. Normalmente sulle lettere in franchigia erano apposti due bolli: quello di franchigia e quello dell’ufficio postale.

Il 2 aprile 1819 lo Stato Pontificio emanava le disposizioni per l’affrancatura in denaro della corrispondenza che prevedeva l’uso di un apposito timbro con la dicitura “Affrancata” accanto al quale doveva essere segnato l’importo di affrancatura ed impresso il bollo distintivo dell’ufficio postale.

Nel 1825 il Regno di Sardegna introduce un timbro per contrassegnare la posta in franchigia. Tale timbro di forma ovale con l’intestazione R.POSTE e indicazione dell’ufficio di utilizzo rimarrà poi in uso anche nel primo periodo del Regno d’Italia.

Nel 1848 il Regno di Sardegna con editto del 18 settembre adotta i bolli tondi a differenza dei precedenti rettangolari. I nuovi bolli entrarono in vigore il 1º luglio del 1849 . Nel caso in cui la tariffa della corrispondenza fosse pagata alla partenza, ovvero in “Porto Pagato”, sulla missiva era aggiunto il timbro delle due lettere “P.P.”

Nel 1851 le poste del Regno di Sardegna vennero dotate di un timbro a losanghe detto anche “timbro muto”[11] in quanto non possedeva alcuna scritta. Era di formato rettangolare e composto da 40 rombi posti su otto file diagonali e di misura 22X17,5 mm. L’ultimo uso noto di questo particolare annullo e rappresentato da una cartolina spedita il 14 gennaio del 1912 attraverso la posta viaggiante lungo le linee di navigazione marittima per un percorso che andava da Homs (Libia) a Messina.

Nel 1859 gli uffici postali siciliani del Regno delle Due Sicilie furono dotati di un annullo a “ferro di cavallo” studiato appositamente dal pittore Carlo La Barbera. Questo particolare annullo permetteva di timbrare i francobolli senza deturpare l’effigie di Re Ferdinando di Borbone. Avvenuta la conquista dell’isola a seguito degli eventi che portarono all’unità italiana, lo stesso timbro fu usato in maniera deturpante per stampigliare delle corna sopra la fronte del sovrano caduto.

Nel 1860 su iniziativa dall’amministratore generale delle Poste del Regno delle Due Sicilie fu introdotto l’annullo detto “a svolazzo” in quanto consisteva nella parola “annullato” sistemata in maniera ondulata. Tale annullo si era reso necessario per consentire un più preciso uso da parte degli impiegati postali che talvolta non marcavano a dovere i francobolli favorendone così il riuso.

Durante gli eventi risorgimentali che portarono l’unificazione della Nazione i territori conquistati dal Regno di Sardegna erano soggetti all’introduzione del sistema postale in uso nello stesso. Talvolta successe che tale pratica necessitasse dell’apertura sommaria di uffici postali che rimanevano privi di annulli e timbri costringendo i gestori a ricorrere ad una bollatura di emergenza effettuata manualmente o con mezzi di fortuna .

Con la Legge di riforma postale del 1º gennaio 1863 i sistemi di bollatura del Regno di Sardegna venivano estesi al Regno d’Italia. Tali sistemi erano composti da una serie di timbri come segue:

  • bolli a cerchio con indicazione dell’ora riservati agli uffici più importanti
  • bolli a doppio cerchio con rosetta o indicazione della provincia o della regione per uffici secondari
  • bolli a doppio cerchio con lettera in basso per gli uffici: mandamentali (D), comunali (C) e rurali (R).
  • timbri lineari per indicare il servizio richiesto: assicurata, raccomandata
  • timbri lineari di servizio: affrancatura insufficiente, via di mare, ecc.

Nel 1863 con normativa raccolta nel Bullettino postale 1863 n° 11 fu reso obbligatorio il “bollo preventivo” da apporsi sugli avvisi inoltrati dalle ferrovie ai destinatari di spedizioni in giacenza. Il costo era di 5 centesimi riportati al centro del bollo tondo e che aveva ai bordi la dicitura “AVVISI FRANCHI”.

Nel 1864 venne introdotto il “bollo del luogo d’origine” riservato ai servizi di collettoria ovvero agli incaricati di ritirare la posta nei comuni sprovvisti di ufficio postale. Si trattava di un bollo lineare che venne dato in uso ai collettori dopo un primo periodo nel quale era riservato agli uffici postali.

Nel 1866 gli uffici postali vennero dotati di annullatori numerali a punti che grazie al diverso numero riuscivano ad evitare che con un bollo se ne coprisse un altro per frodare la posta. Sulla corrispondenza era quindi apposto anche il timbro con le indicazioni della data oltre che l’annullo sul francobollo riportante il numero distintivo dell’ufficio..

Nel 1877 gli annulli numerali a punti vengono sostituiti con quelli numerali a sbarre ed i timbri a doppio cerchio con quelli ad un solo cerchio ma di grande formato. Contemporaneamente sono introdotte, da prima a Firenze, le nuove macchine per la bollatura funzionanti a pedali e prodotte dalla ditta “Officine Enrico Dani” con le quali si facilitava il lavoro degli impiegati addetti. I timbri apposti con questa macchina lasciavano impronte molto nitide e parallele. Tali annulli vengono chiamati “duplex” o anche “cannocchiale”.

Il 1º luglio del 1883 fu posto in uso un nuovo bollo di forma ottagonale e destinato alle collettorie di prima classe e nel 1887 quelle di seconda classe vengono fornite di bollo quadrato ad angoli arrotondati. Il primo luglio per i corrieri postali ed i messaggeri venne introdotto un bollo datario quadrangolare con data e località mobile. La lettera “T” indicava il treno e la “C” le vie navigabili.

Annullo di tipo tondo-riquadrato su cartolina postale

Nel 1890 l’amministrazione postale cerca di riunire in un solo strumento bollo e timbratura creando un bollo circolare posto dentro un quadrato a sbarre e detto “tondo-riquadrato”. L’ideatore fu Lodovico Josz che fin dal 1888 era incaricato di studiare soluzioni alle bollature dal ministero preposto. La prima data d’uso di questo tipo di bollo è il 14 gennaio 1890 presso l’ufficio Roma succursale 14. Successivamente viene introdotto un annullo a doppio cerchio con la dicitura della località al centro linearmente la data; tra la data ed il doppio cerchio si creano così due lunette che vengono riempite con barre verticali: questo modello resterà in uso per tutta la durata del Regno anche se subirà frequenti modifiche.

Nel 1901 gli uffici postali di Roma e Napoli furono dotati di obliteratrici meccaniche Bieckerdike a bandiera che, analogamente a quelle a pedale ma tramite l’uso dell’energia elettrica, imprimevano timbro ed annullo nell’ordine di 250 al minuto. L’annullo era costituito dal disegno di una bandiera con le iniziali di Vittorio Emanuele III.

Nel 1908 tutti gli uffici vengono lentamente dotati di bolli di tipo Güller con lunette che divennero così famosi da essere ancora oggi simbolo universale della timbratura postale.

Nel 1911 furono adoperate obliteratrici meccaniche della ditta Flyer che potevano sostituire la targhetta con delle linee orizzontali andando a formare l’annullo detto “a linee orizzontali”. Sul timbro ideato in tre righe, dal 1928 venne posto l’anno dell’era fascista.

Dal dopoguerra e fino agli anni ’50 i cambiamenti concernenti la timbratura furono tutti tesi alla cancellazione di ogni traccia della dittatura fascista e della monarchia. Dalla metà degli anni ’50 la comparsa sul mercato della ditta OMT di Taranto consentì qualche innovazione. Questa ditta produceva timbratrici meccaniche a basso costo con un ottimo rapporto qualità-prezzo: molti uffici postali furono dotati di queste macchine. Per gli uffici postali il cui traffico non giustificava una spesa per una bollatrice meccanica, ma che erano comunque rallentati dall’effettuare la timbratura a mano, la OMT ideò un’obliteratrice a manovella che ne consentì la velocizzazione.

Negli anni ’60 per i grossi centri postali la tecnologia tedesca Elsag consentì lo studio e l’applicazione della meccanizzazione postale e nei centri turistici, dove partivano milioni di cartoline, furono sperimentate le bollature Secap di origine francese e quelle Adrema Pitney Bowes di origine britannica che consentivano bolli perfetti ed alta resa. Per la bollatura manuale la Güller ideò i timbri “De Coppet” che grazie alla testa snodata timbravano in maniera accettabile anche se gli addetti davano il colpo di annullo tenendo l’attrezzo in maniera leggermente obliqua: veniva quindi assecondata la morfologia della mano. Di questo periodo sono anche gli annulli a rullo, riconoscibili per la data perpendicolare alle linee ondulate e non parallela. Tali annulli erano costituiti da un piccolo cilindro ruotante.

Verso la fine degli anni ’60 nei bolli apparve lentamente il Codice di avviamento postale ed un corno di posta sostituiva la parola “poste” nelle scritte. Nel 2000 fu introdotta la scritta “poste italiane” su due righe separate dal datario.