La prima ragione è che le chiavi costruite a mano nel Settecento, nell’Ottocento o ai primi del Novecento sono sostanzialmente identiche e non esistono linee guida che ne consentano una datazione precisa. Essendo state inoltre in passato oggetti abbastanza elaborati e costosi da realizzare, le chiavi venivano spesso riciclate e modificate per adattarsi a nuovi usi e nuove serrature. Le chiavi romane ad esempio o quelle gotiche sono tra le più belle e preziose e nei musei del mondo ne esistono esemplari di grande pregio. In generale tutte le chiavi di epoche precedenti al Settecento sono molto rare, quasi impossibili da trovare e molto costose, ma facilmente attribuibili ad un’epoca precisa.
Per tentare di capire a che periodo appartenga la nostra chiave è necessario comunque prima di tutto verificare se è maschio o femmina (cioè se l’asta è piena o cava) e qual è la parte più curata della lavorazione. Le chiavi dell’Ottocento, le più comuni, sono ad esempio massicce e robuste, anche di grandi dimensioni, hanno un’impugnatura quasi sempre di forma ovale, asta quasi completamente liscia e il pettine molto curato ed elaborato, dato che l’inviolabilità della serratura contava più del pregio estetico della chiave. Esistono chiavi con uno stile molto simile, provenienti da zone diverse e spesso, solo facendo attenzione a piccoli dettagli, è possibile tentare di risalire esattamente all’epoca e al luogo di costruzione della chiave.
Ogni chiave antica è un pezzo unico, realizzato a mano da abili artigiani e questo è già sufficiente per renderla a suo modo preziosa. La bellezza delle chiavi in fondo è proprio il loro mistero; non sapremo mai chi le abbia utilizzate e nemmeno che segreti custodissero.