Patchwork

Il patchwork (tradotto indica “lavoro con le pezze”) è un manufatto che consiste nell’unione, tramite cucitura, di diverse parti di tessuto, generalmente ma non esclusivamente di cotone, al fine di ottenere un oggetto per la persona o la casa, con motivi geometrici o meno.

È una tecnica molto usata per realizzare dei quilt, che sono trapunte il cui top (parte superiore) è composto dal manufatto patchwork, un mollettone (imbottitura in cotone o sintetico) e da un telo inferiore (backing) di solito in mussola e una chiusura fatta con lo sbieco (binding), che serve per chiudere e decorare i bordi del quilt. Il quilt viene infine decorato con delle “impunture” chiamato quilting, che poi dà il nome al manufatto finale.

 Tipologie

Le tradizionali tipologie di patchwork che riguardano questi tipi di manufatti sono:

  • geometrici, esistono migliaia di schemi di questo genere ogni blocco ha un suo nome e una sua storia particolare;
  • applique e baltimora, sono due tecniche simili che però indicano due tipologie di manufatto differenti; il primo viene utilizzato per indicare tutti i manufatti con stoffe sovrapposte che formano dei disegni particolari il secondo indica una serie di schemi in appliqué tradizionali che prendono il nome proprio dalla città (tipicamente cestini o cornucopie che traboccano di frutta e fiori) nella quale sono stati per la prima volta disegnati. I quilt realizzati con questa tecnica vengono chiamati baltimora’s quilt. In entrambi i casi ogni disegno è composto da più pezzi piccoli di stoffa che vengono applicati sul blocco e che insieme concorrono alla realizzazione del motivo finale;
  • hawaiani è la tecnica inversa dell’appliqué; in questo genere di manufatti si hanno due o più teli della stessa dimensione e il telo superiore viene ritagliato per la realizzazione dei tipici decori hawaiani per poi essere fissato a sottopunto sul telo inferiore. La differenza con l’appliqué è solo nel procedimento;
  • molas tipica degli indiani delle isole dell’arcipelago San Blas (Panama) che vengono eseguiti sovrapponendo più stoffe di colori sgargianti una sull’altra e tagliando pezzo per pezzo per creare un bassorilievo; ogni volta che si fa un taglio si decide a quale colore di stoffa fermarsi e si fissa il tutto a sottopunto.

Nel tempo la tecnica del patchwork come tecnica di costruzione di un top, si è evoluta sia per diffusione nei vari paesi del mondo (grande successo ha avuto anche in Giappone che ha sviluppato una nuova tecnica di confezione di oggetti e quilt che si chiama folded patchwork) e ha ampliato la gamma di prodotti che vengono confezionati e quindi si producono borse, camicie, oggetti per la casa (americanine, portapane, tende) e anche capi d’abbigliamento.

La tecnica si è sviluppata nei secoli scorsi presso i pionieri americani che riciclavano le parti in condizioni migliori dei capi ormai consunti per la riparazione di altri capi o per la realizzazione di nuovi, in particolare coperte imbottite con foglie di tabacco, cotone, ecc

Il patchwork si è diffuso in Italia a partire dalla metà degli anni novanta con l’importazione dei tessuti specifici e della relativa attrezzatura e la diffusione dei primi corsi relativi.

Con il termine “patchwork” oggi, impropriamente, si indicano una serie di tecniche che nulla hanno a che vedere con questo tipo di manufatto come ad esempio il “patchwork senz’ago” che indica lavori in cui la stoffa viene fermata in fenditure fatte per permettere la copertura dell’oggetto in polistirolo.