Carte da gioco

Le carte da gioco sono normalmente tessere di forma rettangolare (rotonde in India) di carta pesante o di plastica, delle dimensioni di una mano, usate per praticare giochi di carte. Una serie completa viene detta mazzo. Le carte da gioco sono alcuni degli strumenti più usati dagli illusionisti, così come nelle pratiche occulte quali la cartomanzia. Diversi giochi di carte coinvolgono (o comunque sostengono) il gioco d’azzardo e subiscono la disapprovazione di alcuni gruppi religiosi. Sono anche oggetto di collezionismo (distintamente dalle carte realizzate apposta per giochi di carte collezionabili): mazzi nuovi o speciali sono prodotti comunemente per i collezionisti, spesso con temi politici, culturali o educativi. Le carte da gioco sono anche usate per fare costruzioni come castelli a uno o più piani.

Un lato di ogni carta, il fronte o la faccia, porta dei segni che la distinguono dalle altre e determinano il suo uso nelle regole di un particolare gioco, mentre l’altro, il dorso o il retro, è identico per tutte le carte di un mazzo, generalmente con motivo astratto. Nella maggioranza dei giochi le carte sono raggruppate in un mazzo ed il loro ordine viene reso casuale mediante una procedura detta mescola, per fornire un elemento di casualità nel gioco.

Storia delle carte da gioco

L’origine delle carte da gioco è ignota, ma le prime testimonianze del loro uso risalgono alla Cina poco dopo l’invenzione della carta, forse attorno al X secolo. Le antiche cinesi “carte moneta” avevano tre “semi”: Jian o Qian (monete), Tiao (stringhe di monete, dove il nome stringa si riferisce al foro centrale che le monete cinesi per poterle appendere e impilare su una corda), Wan (diecimila), e a questi si aggiungevano altre tre carte singole Qian Wan (Migliaia di Diecimila), Hong Hua (Fiore Rosso) e Bai Hua (Fiore Bianco). Queste erano rappresentate da ideogrammi con numerali da 2 a 9 sui tre semi. Wilkinson suggerisce che le prime carte siano state in realtà denaro reale e che fossero contemporaneamente lo strumento di gioco e la posta scommessa. Le tessere del moderno Mah Jong e del domino si sono probabilmente evolute da queste prime carte da gioco. La parola cinese p’ai viene usata per descrivere sia le carte che le tessere da gioco.

Il tempo ed i modi dell’introduzione delle carte da gioco in Europa è oggetto di discussioni. Il 38º canone del Concilio di Worcester (1240) viene spesso citato come dimostrazione dell’esistenza delle carte in Inghilterra alla metà del XIII secolo, ma i giochi de rege et regina che vi vengono menzionati più probabilmente erano gli scacchi. Se le carte da gioco fossero un fenomeno diffuso in Europa già nel 1278, Francesco Petrarca ne parlerebbe nel De remediis utriusque fortunae a proposito dei giochi d’azzardo, ma non è così. Altri scrittori dell’epoca (tra cui Giovanni Boccaccio e Geoffrey Chaucer) citano o si riferiscono a vari giochi, ma non esiste un singolo passaggio che si possa attribuire alle carte. In altre opere coeve, supponiamo dunque che la parola “carte” sia frutto di una errata traduzione o interpolazione.

È probabile che le antenate delle moderne carte da gioco siano arrivate in Europa attraverso i contatti con i Mamelucchi egiziani alla fine del XIV secolo, e per quell’epoca avevano già assunto una forma molto simile a quella odierna. In particolare il mazzo dei Mamelucchi conteneva 52 carte, che formavano quattro semi: Jawkân (bastoni da polo), Darâhim (denari), Suyûf (spade) e Tûmân (coppe). Ogni seme conteneva dieci carte, numerate da 1 a 10, e tre figure (o carte di corte) chiamate malik (re), nā’ib malik (viceré) e thānī nā’ib (secondo viceré). Le figure mamelucche mostravano disegni astratti senza ritrarre persone (a causa della legge islamica che vietava di ritrarre figure umane), ma riportavano il nome di ufficiali dell’esercito. Un mazzo completo di carte da gioco mamelucche risalente al XV secolo fu scoperto da Leo Ary Mayer nel Topkapi Sarayi Museum di Istanbul nel 1939; comunque le sue carte corrispondono a quelle di un frammento di mazzo datato tra il XII e il XIII secolo. Ci sono alcune prove che suggeriscono che questo mazzo si sia evoluto da un mazzo precedente composto da 48 carte che aveva solo due figure per seme ed alcune altre prove sembrano suggerire che le prime carte cinesi arrivate in Europa siano passate per la Persia che a sua volta ha influenzato i Mamelucchi.

Si ignora se queste carte abbiano influenzato le carte indiane usate nel gioco della Ganjifa o se sia avvenuto il contrario. In ogni caso le carte indiane si distinguono per alcune caratteristiche: sono rotonde, generalmente dipinte a mano con schemi intricati e comprendono più di quattro semi (a volte fino a dodici).

Assi dei quattro semi confrontati con alcune figure in rilievo sugli aes signatum.
Assi dei quattro semi confrontati con le figure in rilievo sugli aes signatum
Esiste anche una teoria per cui i semi delle carte da gioco derivino direttamente da lingotti romani conosciute come aes signatum (minerale – rame o bronzo – contrassegnato, del peso di circa 1,5 kg), dato che su questi lingotti di forma rettangolare vi sono, tra varie figure, un sole (o anche un’aquila), una spada, un bastone ed una coppa. Secondo quanto sostenuto in questa ipotesi gli assi e i relativi semi sarebbero direttamente ispirati ad antichissime monete romane chiamate Assi. Queste monete non sarebbero mai entrate nella ricostruzione storica in quanto praticamente sconosciute (se ne conoscono pochissimi esemplari). Per questo motivo chi in passato aveva sostenuto questa tesi (Padre Daniel nel saggio: Origine du jeu de piquet, trouvé dans l’histoire de France, in “Journal de Trevoux”, maggio 1720. Citato da Cesare Cantù, Storia Universale, Volume X, Epoca XI, Torino, 1842, pag. 221-222.) si era poi dovuto rassegnare davanti all’impossibilità di produrre prove concrete. Anche il fatto che il termine “asso” derivi dal latino aes (asse) che indica proprio le monete in questione, viene considerato una forte prova dai fautori di questa rivoluzionaria interpretazione.

Alla fine del XIV secolo l’uso delle carte da gioco si diffonde rapidamente in Europa. Tra i primi riferimenti, notevoli i seguenti:

1371: In Catalogna, Diccionari de rims de Jacme March
23 maggio 1376: un’ordinanza fiorentina vieta il gioco delle naibbe (naibe), nome arcaico per le carte da gioco, probabilmente derivato da nā’ib (dall’arabo “deputato”, peraltro nome di una delle figure delle carte mamelucche);
1377: nel sermone Tractatus de moribus et disciplina humanae conversationis un frate domenicano di Basilea descrive un gioco di carte.
1377: un’ordinanza parigina vieta il gioco delle carte nei giorni feriali;
26 ottobre 1380 a Barcellona, nell’inventario del mercante Nicolas Sarmona viene elencato «un gioco di carte (nayps) di 44 pezzi».
Il mazzo di carte europeo più antico che ci si conosca è il mazzo chiamato «Italia 2», datato tra il 1390 ed il 1410 e conservato al Museo Fournier de Naipes di Vitoria. Un altro mazzo tanto antico è il Stuttgarter Kartenspiel (“Mazzo di Stoccarda”) risalente al 1430.

Risalgono al Quattrocento anche le carte dei Tarocchi, composti dall’unione di un mazzo di carte tradizionale con una serie di carte speciali dette trionfi, ed utilizzati per giochi di presa. I mazzi più famosi e più antichi di Tarocchi che siano pervenuti sino a noi furono realizzati per i Visconti di Milano e per gli Este di Ferrara. Se ne conoscono vari esemplari, tutti incompleti, conservati presso collezioni pubbliche e private in Europa e negli Stati Uniti d’America. L’unico mazzo completo giunto ai nostri giorni dal Quattrocento è quello dei Tarocchi Sola-Busca, conservato a Milano alla Pinacoteca di Brera.

Gli europei variarono molto la struttura e l’aspetto delle carte da gioco nel XV secolo. Le figure delle carte cambiarono per rappresentare le famiglie reali europee ed i loro vassalli, originariamente “re”, “cavalieri” e “servi”. La regina venne introdotta in modi differenti: nei più antichi mazzi tedeschi arrivati fino a noi (1440 circa) la regina rimpiazza il re in due dei semi come carta di maggior valore. Durante il XV secolo sono comuni mazzi da 56 carte contenenti re, regina, cavaliere e servo. Anche i semi variano, molti produttori non ritennero che fosse necessario avere un insieme tipico di nomi per i semi, quindi i primi mazzi ne hanno varietà differenti (pur essendo sempre in numero di quattro). Gli stampatori tedeschi produssero carte usando cuori, campane, foglie e ghiande, semi presenti anche nei mazzi della Germania meridionale e orientale per il gioco dello Skat, e nei mazzi bavaresi per il gioco del Watten e del Mao Mao (diffusi anche in Alto Adige). Le più tarde carte italiane e spagnole del XVI secolo usano spade, bastoni, coppe e denari.

È certo che il mazzo dei tarocchi fu inventato nell’Italia del Nord in questo periodo, sebbene molti credano erroneamente che sia stato importato in Europa dagli zingari. I tarocchi (intesi come unione di 22 Trionfi e 56 carte comuni) nacquero essenzialmente per svolgere complicati giochi di “presa e risposta”, ma oggi trovano il loro uso più frequente in cartomanzia e per altre pratiche esoteriche: uno sviluppo cominciato nel 1780 circa, quando i filosofi occulti vollero associare i simboli sulle carte dei tarocchi ai geroglifici egizi.

I quattro semi cuori, quadri, picche e fiori hanno origine in Francia approssimativamente nel 1480 e sono probabilmente prevalsi perché più facili ed economici da riprodurre rispetto a disegni più elaborati (si veda tecniche di produzione). Il trèfle (così chiamato per la somiglianza alla foglia del trifoglio) deriva probabilmente dalla ghianda dei semi tedeschi, e così anche il pique, derivato dal seme della foglia tedesca (tuttavia assumendo il nome dell’arma, seguendo l’esempio delle spade italiane). In Inghilterra vengono usati i semi francesi, nominandoli hearts (cuori), clubs (bastoni, ma sono i fiori nostrani), spades (vanghe, a indicare le picche) e diamonds (quadri).

Le figure sulle carte similmente attraversano alcuni cambiamenti in aspetto e nome. Sulle prime carte si ritrovano figure intere, e in Francia spesso hanno il nome di particolari eroi storici o fiabeschi. Rouen diventa un centro prolifico di produzione nel XVI secolo, da dove si originano molti degli elementi delle carte di corte ancora presenti nei mazzi moderni. È probabile che le carte di Rouen siano importate in Inghilterra diventandovi di uso comune, sebbene altri stili siano più popolari in Europa a quel tempo. Le figure sulle carte prodotte dagli artigiani di Rouen hanno il nome, in corrispondenza dei re di picche, cuori, quadri e fiori, rispettivamente di «David», «Alexander», «Caesar», «Charles», individuati nei personaggi storici di Davide, Alessandro Magno, Giulio Cesare e Carlo Magno. I fanti (inglese knave o, molto più tardi, jack, in francese valet) sono rispettivamente «Hector», Ettore (principe di Troia), «La Hire», il soprannome di Étienne de Vignolles (comandante francese al tempo di Giovanna d’Arco), «Ogier», ovvero Uggeri il Danese (un cavaliere di Carlo Magno) e «Judas», Giuda Maccabeo (che guidò la rivolta ebraica contro i siriani). Le regine sono «Pallas» (Pallade Atena), «Rachel», (Rachele la madre biblica di Giuseppe), «Argine» (di origine ignota, forse un anagramma di «regina») e «Judith», Giuditta (altra figura biblica). La tradizione parigina usa gli stessi nomi, ma assegnandoli a semi diversi: il re di picche, cuori, quadri e fiori erano rispettivamente Davide, Carlo Magno, Giulio Cesare e Alessandro Magno; le regine erano Pallade, Giuditta, Rachele e Argine; i fanti erano Uggeri, La Hire, Ettore e Giuda Maccabeo. Stranamente i nomi parigini ottengono più successo nei tempi a venire.

Un’altra suggestiva interpretazione suggerisce che probabilmente Argine è una storpiatura di «Argeia», leggendaria principessa di Argo (nonché nome di vari personaggi della mitologia greca). Sempre secondo questa ipotesi Rachel sarebbe la storpiatura del nome «Ragnel», moglie di sir Gawain, uno dei cavalieri della tavola rotonda. In questo modo i personaggi sarebbero equamente suddivisi se accettiamo anche l’ipotesi che in realtà La Hire sia la storpiatura di «Aulus Hirtius», Aulo Irzio, uno dei comandanti di Cesare. La suddivisione è la seguente:

personaggi biblici: David – Judith – Judas
personaggi della mitologia greca: Alexander – Argeia – Hector
personaggi di epoca romana: Caesar – Pallas – Aulus Hirtius
personaggi cristiani: Charlemagne – Ragnel – Ogier

Inizialmente le carte del mazzo comunemente conosciuto come «a semi francesi» furono disegnate a figura intera, prendendo a prestito lo stile spagnolo. Molto simile al re di cuori era ad esempio il re di denari del mazzo di Phelippe Ayet. Col passare dei secoli il disegno è divenuto man mano più schematico ed alcuni particolari sono andati perduti. Il re di cuori infatti brandiva un’ascia sopra la testa e non una spada dietro la testa (motivo per il quale, oggi, viene soprannominato re suicida). Il fante di picche portava una lancia che poi è divenuta l’indecifrabile oggetto che si può osservare sulle carte di fabbricazione odierna. In ultimo, verso la fine dell’Ottocento, si è deciso di capovolgere quelle figure che avevano il seme a destra per aumentare la leggibilità delle carte quando sono disposte a ventaglio.

Nei primi giochi i re sono la carta di valore maggiore, con nessuna eccezione. Già a partire dalla fine del 1400 si iniziò a dare un significato speciale alla carta nominalmente di valore minore, ora detto asso, tanto da renderla di valore maggiore (e dare al 2 il valore minore). Questo concetto può essere stato affrettato dalla Rivoluzione francese dove si comincia a fare giochi in cui l’asso diventa il simbolo del sorgere in potere delle classi inferiori contro la nobiltà.[senza fonte]

Le indicazioni del valore della carta sugli angoli e sui bordi cominciano a comparire alla metà del XIX secolo per permettere di tenere le carte ravvicinate a ventaglio con una sola mano e controllarle comunque tutte (in precedenza le carte si distribuivano e si leggevano tra le due mani).

L’innovazione successiva fu quella delle figure simmetriche (o a «due teste»), in modo che un giocatore non fosse tentato di capovolgere la carta per averla dritta, dato che questo poteva dare indicazioni agli altri giocatori di quali carte avesse in mano. Questa innovazione richiese l’abbandono di alcune delle caratteristiche delle figure precedenti che erano rappresentate per intero sulla carta.

Un joker risalente al 1862
La matta, jolly o joker in inglese, è una carta creata negli Stati Uniti per il gioco dell’Euchre, che si era diffuso provenendo dall’Europa nella seconda metà del XIX secolo. Nell’Euchre le due briscole di valore maggiore sono il right bower e il left bower” (rispettivamente il fante del seme di briscola e il fante del seme dello stesso colore di quello di briscola) e il joker fu introdotto intorno negli anni cinquanta del XIX secolo come terza briscola che superasse tutte le altre (best bower) Si pensa che il nome della carta derivi da juker, il nome del gioco alsaziano da cui sarebbe derivato l’Euchre. La prima versione di un joker usato come matta che rimpiazza qualunque altra carta risale al 1875 in una variante del Poker.

Nonostante la somiglianza iconografica con Il Matto dei tarocchi si ritiene che non ci sia alcuna correlazione. Le prime versioni del joker avevano illustrazioni di vario tipo, una di un mazzo del 1862 viene descritta come riportante una tigre con la scritta Higher Trump, un’altra del 1865 che ci è arrivata non ha immagini ma semplicemente delle scritte e solo a alla fine del XIX secolo l’immagine divenne stabilmente quella di un giocoliere di corte. Inizialmente i mazzi contenevano un solo joker e fu solo intorno al 1880 che iniziarono a incorporare un secondo di scorta. Nei mazzi moderni uno dei due joker è generalmente più colorato e dettagliato dell’altro, sebbene questa distinzione non sia sfruttata dalla maggioranza dei giochi. I due joker sono normalmente detti «Rosso» e «Nero». Diversamente dalle figure lo stile dei joker varia grandemente, e molti produttori lo usano per imprimervi il loro marchio registrato.