Calendarietti

Il Museo di Arte Povera conserva una preziosa collezione di Almanacchi, Lunari e calendarietti profumati provenienti non solo dall’Italia ma anche da Francia ed Inghilterra. Le caratteristiche di questi oggetti sono innanzitutto le piccole dimensioni e una preziosa veste grafica ed editoriale. Il piu antico almanacco conservati presso il Museo risale al 1666. FOTO La carta utilizzata e la copertina sono molto povere, la stampa delle decorazioni e molto semplice e viene usato solo un colore. Sfogliando l’ almanacco è facile notare come i caratteri da stampa siano tra loro di altezze differenti, a testimonianza di una stampa eseguita con i primi caratteri mobili. Le decorazioni, realizzate in xilografia o con l’utilizzo di punzoni sono rigorosamente monocrome.



Per il basso costo e per le informazioni che fornivano entravano anche nelle case dei ceti popolari e, anzi, per molte famiglie costituivano l’unico rapporto con la carta stampata. Gli almanacchi nel settecento si diffusero largamente. L’almanacco settecentesco è il risultato dell’evoluzione e della fusione di elementi ricorrenti in tre tipi di pubblicazioni annuali, molto diverse per contenuti e per destinazione, nate nei secoli precedenti. Innanzitutto il prognosticon o iudicium: diffuso dal medioevo al XVII secolo era destinato ad un pubblico colto. Redatto inizialmente in latino e successivamente in lingua volgare, esso conteneva le tavole delle effemeridi, un discorso sul pianeta dominante nell’anno, le congiunzioni dei pianeti nel corso delle stagioni con le relative conseguenze sul clima e sulle malattie. La parte di maggior interesse verteva sui pronostici relativi alle guerre, alle calamità naturali, all’oroscopo dei potenti: era questo il campo della cosiddetta “astrologia giudiziaria”, l’applicazione cioè delle categorie interpretative dell’astrologia al campo della politica. Destinato al clero era invece il kalendarium, redatto in latino e pubblicato nelle città sedi vescovili ad uso di tutta la diocesi. La sua struttura, che restò stabile dal Cinquecento al Settecento, comprendeva l’elenco delle feste mobili, i quattro tempi, i giorni in cui non si potevano celebrare le nozze, il calendario dei santi, l’indicazione dei testi sacri e dei colori dei paramenti da indossare per ogni celebrazione. L’ultimo tipo di pubblicazione alla quale si ispira l’Almanacco sono i lunari che si diffusero verso la metà del XVI secolo, libretti che riportavano il calendario con le fasi della luna e il giornale dei santi. I Lunari erano ancora più semplici degli almanacchi, essi costituirono un fenomeno importante in quanto furono forse i primi libri stampati ad avere una diffusione popolare. Dall’unione di queste tipologie differenti nacque l’almanacco comune, che ebbe nel Settecento il suo periodo di massimo fulgore. Esso conteneva alcune rubriche fisse: il giornale dei santi, le festività religiose, le lunazioni, le tavole del levar del sole, l’elenco delle fiere, la tariffa delle monete, la partenza e l’arrivo delle poste, le date di nascita dei principi d’Europa, l’elenco degli Arcivescovi, vescovi e abati e dispensava inoltre consigli sulla coltivazione degli orti e dei giardini. Le rubriche erano introdotte da un discorso generale sull’anno e sulle stagioni che conteneva previsioni sul clima e sulle malattie formulati sulla base dell’astrologia naturale. Erano invece scomparsi l’oroscopo dei potenti e le previsioni su guerre e catastrofi, duramente avversate dalla Chiesa che condannava la convinzione che gli eventi umani fossero determinati dagli astri. Si continuava invece a tollerare l’astrologia naturale, ossia il principio per cui le stelle potessero influire sugli eventi atmosferici e sulle malattie, anche se nel secolo dei lumi gli esponenti della cultura alta la avversavano in quanto fonte di menzogna e di superstizione. L’almanacco trova la sua evoluzione nella seconda metà del Settecento quando alcuni stampatori decisero di rivolgersi ad un pubblico più esigente che non si accontentava del semplice pronostico, ma che dall’almanacco si aspettava informazioni e notizie. Nacquero così gli almanacchi con compendio, che puntavano sulla divulgazione scientifica; essi proponevano veri e propri trattati pubblicati a puntate anno dopo anno, stampati in fascicoli che in seguito potevano essere scorporati dall’almanacco e legati insieme a formare una piccola enciclopedia. Trattavano di astronomia, di meteorologia, di agronomia, di medicina, di geografia, di storia. A questo settore esponenti di spicco del pensiero illuminista rivolsero la loro attenzione, non disdegnando di compilare almanacchi che per la loro diffusione costituivano uno degli strumenti più efficaci per l’educazione della società civile.

Non mancano comunque almanacchi dedicati alla letteratura, a temi distensivi ricchi di anedotti curiosi, di commedie di componimenti poetici che esaltavano le doti delle bellezze Nel corso dell’Ottocento si assistette a una ulteriore specializzazione delle categorie: se da un lato continuò la pubblicazione di ingenui almanacchi con proverbi e ricette per tentare la fortuna al gioco del lotto, il modello dell’almanacco letterario con intenti educativi e pedagogici si consolidò. Insieme ad almanacchi e lunari nasce il calendarietto il quale rappresenta la semplificazione dei lunari contadini dell’Ottocento, a loro volta derivati dagli almanacchi murali. Con lo sviluppo della stampa i calendari divennero annuali e si diffusero in due diverse forme: il calendarietto-libretto tascabile e quella del foglio murale, i calendari tascabili erano composti da 16 a 20 pagine più ricercati sono quelli che hanno una forma non regolare, ma scontornata, quelli con motivi a rilievo in copertina o fondi oro. I calendarietti tascabili sono quelli più reperibili, nati come veicolo pubblicitario soprattutto di profumi, cosmetici e saponi, regalati nei negozi dei barbieri da uomo e signora e nelle profumerie. In campo maschile, non esistevano ancora, difatti, rasoi e lamette di sicurezza e oltretutto la moda corrente era legata a personaggi con baffi e barba fluenti, quindi l’unico modo di tenerli in ordine e di farsi la barba era quello di frequentare il barbiere. Il “salone” diventava, quindi, in vero e proprio luogo di contatto sociale in cui si stringevano rapporti ed affari, si scambiavano chiacchiere e confidenze ed i gestori erano quindi particolarmente interessati a conservarsi la clientela a cui, a fine anno, regalavano questi piccoli libretti – con la propria pubblicità – da conservare nel portafoglio. La loro utilità pratica era legata all’opportunità di avere sempre sottomano un calendario che consentisse di sapere subito quali fossero i giorni festivi e quelli lavorativi, in una società ormai sempre più attiva nei commerci. Essendo per la maggior parte destinati ad un pubblico maschile, una presenza costante è quella delle “donnine”, dapprima come fatto esclusivamente decorativo e successivamente anche erotico. Interessante fatto di costume, quindi, da cui si può documentare storia, usi e costumi, non ultima la moda femminile. Le principali ditte del settore che utilizzarono i calendarietti sono la Migone, la Bertelli, i Cella e la profumeria Sirio, moltissime poi quelle del settore dolciario ed infine un gran numero di “saloni” realizzavano in proprio calendarietti ad hoc per i loro clienti. Un caso particolare quello della Bemporad e Figlio di Firenze che ovviamente non producevano profumi. Le tematiche trattate nei calendarietti sono state innumerevoli, la Collezione R. Parenti ne conserva un ampio numero di esemplari con temi diversi e soprattutto con finiture più o meno ricche. Si parte dai calendarietti con struttura regolare a calendarietti con copertine fustellate e traforate veri e proprio oggetti di artigianato d’arte. Uno dei temi predominanti è il fascino e la bellezza femminile seguito dai calendarietti dedicati ad importanti avvenimenti storici, allo sport, alle grandi opere liriche ai grandi maestri di arte e della musica alle grandi imprese coloniali alle guerre ai divi del cinema. L’altro grande settore è quello dei calendarietti a fisarmonica, composti cioè da una copertina da cui scaturiscono in sequenza e si distendono le pagine ricche di immagini. Trai i più rari calendarietti conservati presso il Museo, sono da segnalare quelli a caratterizzati di stella, di ventaglio o a forma di tavolozza, datati 1902 1903. Un settore a parte è quello riguardante i calendarietti semestrali, cioè composti da un foglietto ripiegato contenente all’interno i due semestri del calendario. Anche se generalmente le figurazioni dei calendarietti vennero affidate ad artisti non di primo piano, che realizzavano rappresentazioni di tipo “naif”, facilmente “leggibili”, molti furono i grandi illustratori raffinati e prolifici, che si impegnarono nella realizzazione di questi piccoli oggetti. Ovviamente sono questi i calendarietti più ricercati dai collezionisti, specialmente quelli rappresentativi dell’art Dèco e del Liberty, con fondi dorati o argentati, volute, motivi floreali e molto decorati o quelli in stile “novecento”. La consuetudine di regalare calendarietti restò ancora viva negli anni successivi e, pur non producendosi più pezzi di valore sia grafico che di contenuto, si possono reputare interessanti e gradevoli quelli degli anni 50 e 60, dedicati al cinema e alle giovani donne un pò osé, ancora di buonafattura. Notevole interesse suscitarono poi, per i patiti del settore, quelli dedicati al calcio.