Attrezzature per Arazzi

Oltre il telaio il tessitore di arazzi utilizza:

  • il cartone, che riporta il disegno da eseguire.
  • le navettine, piccole spolette (un corto bastoncino) con il filo di trama; sono molte, una per ogni colore locale.
  • i brocci, sono le navette del telaio ad alto liccio, consistono in una spoletta in legno, appuntita a una estremità e con un ingrossamento a pallina dall’altra per trattenere il filo, molto simili alle fuselle di un tombolo.
  • il pettinino, per avvicinare ogni passata solo nel telaio a basso liccio.
  • il pettine, consiste in un blocchetto di legno duro o avorio, oggi plastica, di una dimensione che può stare comodamente in mano, appiattito a una o a entrambe le estremità dove sono tagliati i denti che servono per compattare le trame.
  • lo specchio, normale specchio con manico per controllare il lavoro.
  • le forbici, per tagliare il filo delle navettine o dei brocci quando è terminata la zona da tessere.
  • un arcolaio o bobinatrice, per preparare prima le bobine (grossi rocchetti) e poi le spolettine.

Materiali

Per la preparazione dell’ordito si usavano il lino e la lana, oggi si utilizza il cotone ritorto, più elastico del lino e meno instabile della lana. Per la trama si usa principalmente la lana e la seta, molto usata in passato; quest’ultima viene utilizzata meno frequentemente, in alcuni casi alternata alla lana per ottenere particolari effetti di contrasto. Il filato di lana, deve essere pettinato e avere titolazione finissima, viene accoppiato, raddoppiato o triplicato e più, per raggiungere la dimensione occorrente alla trama; questo accoppiamento permette, unendo fili di colori diversi, di ottenere ogni minima sfumatura di colore (se i colori sono simili) o effetti picché (se i colori sono contrastanti).

Contesto

Il contesto è dato dalla dimensione del filo d’ordito, che deve essere comunque in rapporto con la dimensione del filo di trama. La scelta del contesto è una decisione che va ponderata tenendo in considerazione diversi fattori. Un contesto grosso ha il pregio, avendo una grana grossa, di essere luminoso, di essere adatto a grandi dimensioni, di essere relativamente veloce nell’esecuzione, ma altresì non permette di rendere con finezza i dettagli; di contro un contesto fine permette la riproduzione minuziosa di ogni particolare del cartone, risultando però più fragile e di esecuzione lunghissima (quindi di costi proporzionali). I tempi di lavorazione di un arazzo, che se di buone dimensioni richiede il lavoro di una squadra di tessitori, sono comunque biblici. La catena d’ordito è suddivisa in sezioni che misurano 40 cm, la sezione è divisa in portate composte invariabilmente da 12 fili. La misura del contesto viene espressa in portate, la gamma è estesa e va da 8 portate a 33. Un contesto grosso avrà, per esempio, 10 portate ossia 120 fili d’ordito per sezione, cioè 3 fili al centimetro. Un contesto fine avrà 30 portate, ossia 360 fili per sezione, cioè 9 fili ogni centimetro d’ordito.

Fasi del lavoro

Realizzare un arazzo è un lavoro lungo, complesso, che richiede la partecipazione di svariate persone competenti nel loro settore specifico.

  • la preparazione del cartone viene fatta da un artista, sovente un pittore.
  • preparazione dell’ordito: si preparano sull’orditoio i mazzi di fili della lunghezza necessaria e del numero corrispondente alle portate e alla larghezza.
  • armatura dell’ordito sul telaio: richiede il lavoro di quattro tessitori coadiuvati, in alcune fasi, da aiutanti.
  • assortimento e campionamento: la persona incaricata del campionamento è la o il colorista, che sceglie nel magazzino di assortimento tutte le gradazioni di colore necessarie, tenendo conto non solo della rispondenza con la sfumatura del cartone, ma anche dei rapporti di tono con le tinte vicine; se il cartone è cifrato il campionamento è già indicato dal numero del colore. Una matassina per ogni colore va a comporre il campionario, redatto in tre copie, una per la revisione dell’artista, una per i tessitori e una per l’archivio.
  • preparazione di bobine e navettine: su una rastrelliera a parete sono distribuite le bobine, divise per famiglie di colori. Le navettine o i brocci sono preparati di volta in volta unendo i fili di più bobine a seconda del contesto.
  • tessitura della bordura: l’inizio è costituito da una striscia di tessuto in tinta unita, che può far parte della cornice o venire risvoltata indietro durante la cucitura.
  • tessitura del disegno
  • avvolgimento della parte già fatta e srotolamento della catena vergine.
  • levata, smontaggio dell’arazzo dal telaio con il taglio dei fili d’ordito.
  • spazzolatura, per eliminare ogni residuo di filato o peluria.
  • la cucitura è una fase di rifinitura eseguita da operaie specializzate, le cucitrici, che provvedono a cucire gli stacchi, le sottili fessure che si creano durante la tessitura nei cambi di colore nel senso degli orditi, se non sono state legate dai tessitori.
  • la ripassatura è l’ultimo trattamento, consistente in una stiratura con un ferro molto pesante.

La tradizione, nel mondo dell’arazzo, vuole che nella tessitura sia riportata la firma dell’artista che ha realizzato il cartone, il marchio della fabbrica e, a volte, il secolo. Le grandi manifatture, come quella dei Gobelins o di Beauvais, riportano anche il nome dei singoli tessitori. Marchi, date e firme permettono l’autenticazione dei pezzi anche se non risolvono il problema di copie e contraffazioni. Nell’antichità questa abitudine non era in uso e molti arazzi gotici non riportano alcuna indicazione. Come garanzia in aggiunta gli artisti contemporanei mettono un rettangolo di tessuto numerato con la firma autografa, cucito sul retro.